La storia

Il complesso denominato Ca’ Rossa è composto da tre fabbricati: la casa padronale, il fienile-stalla ed il caseificio. Tutti e tre i fabbricati, per il loro valore storico e tipologico, sono sottoposti al vincolo della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici.

Le notizie storiche individuano il complesso “Ca’ Rossa” come parte di un antico fondo agricolo donato nel 1609 dalla nobile famiglia Scaioli all’Istituto delle Esposte, figurando quindi nel sec. XVIII all’Opera Pia dell’Albergo Orfani e Mendicanti di Reggio Emilia. Esempio pressoché unico di architettura rurale posta nel centro abitato, risulta di particolare interesse per la storia che tramanda e per le apprezzabili architetture che lo compongono.

Il complesso è stato ristrutturato in tre momenti, corrispondenti ai tre diversi edifici, dal 1997 al 2003. Oggi, mentre il Fienile-Stalla ospita un ristorante, la Casa Padronale e il vecchio.

1970

1990

2010

2015

2019

2020

2000

Vincitori campionato mondiale della pizza

La famiglia Ferrari

Con il raggiungimento della maturità la voglia di esperienze nuove e di cambiare città è nell’aria: ecco che sceglie l’università in Riviera, ambiente sicuramente ricco di spunti ed idee.

Nel 2006, interrompe per circa un anno gli studi per affiancare il padre nel cercare di cambiare l’immagine della Ca’ Rossa dopo una parentesi gestionale parecchio deludente. Vi rimane fino ad inizio Settembre 2007, anno in cui dopo i continui dissapori col padre decide di partire in Erasmus destinazione Londra: sarà la scelta che cambierà profondamente il suo modo di vedere l’Italia.

Rimane in terra inglese per un semestre, lavorando qua e là, e studiando alla Thames Valley University. A fine Marzo 2008, ritorna in Italia e decide di rimanere in pianta stabile a Rimini per finire l’università. Trova subito lavoro come cameriere in un piccolo ristorantino alla moda, “Ristorante Della Repubblica”, contribuendo a farne un punto fisso per parecchi riminesi.

Rimarrà fino a fine Settembre 2010, anno in cui termina gli studi. Ha voglia ancora una volta di qualcosa di nuovo, di qualcosa fuori dall’Italia. Parte quindi in vacanza studio 2 mesi, uno a Dublino l’altro a Madrid, altre esperienze che lo aiuteranno nella sua crescita interiore.

Dopo varie riflessioni sul da farsi, decide che ora tocca a lui, buttarsi in prima persona nel cercare di riportare ai vecchi fasti il nome Ca’ Rossa. Convince il fratello, campione del mondo della pizza 2000, a seguirlo, conscio del fatto che la riunione di tutta la famiglia Ferrari farà la differenza.

Cresciuto in una famiglia di ristoratori, già a 6 anni lo si vedeva girare in sala al circolo tennis di Canali di Albinea (RE), quando era sotto la gestione del padre. Fu all’età di 10 anni che il desiderio di schiacciare una pallina da pizza lo invogliò ad incominciare. Dall’84 all’89 la famiglia ha il Lido Po di Boretto, dove Fabio aiuta e lavora in pizzeria.

Nel 1989 all’età di 14 anni, la famiglia si trasferisce a Bagnolo in Piano, allora ancora un piccolo paesino nel reggiano, dove acquista un ristorantino, il “Bistrot”, proprio nella piazza principale, accanto al municipio. Nel ’91, muore in un incidente stradale il fratello Dario, di 4 anni più grande, con cui Fabio condivise tutta la sua giovane età. Fu un tragico evento che lo segnò profondamente e ancora oggi porta i suoi segni. Continua a lavorare come pizzaiolo fino al ’98, anno in cui il padre decide di prendere in gestione la “Ca’ Rossa”, a poche centinaia di metri, portandosi con sé il figlio. A Marzo dello stesso anno si sposa con Monia, dalla quale avrà un figlio: decide di chiamarlo Dario.

Nel ’99 partecipa ai campionati Mondiali della Pizza a Salsomaggiore Terme (PR), strappando un 5° posto.

Si sa, la convivenza in ambito lavorativo tra padre e figlio non è sempre facile, ecco che dopo soli 2 anni, nel 2000, si interrompono i rapporti lavorativi.

Ma è l’anno dei mondiali, quelli giusti! A Genova si disputano i Campionati Mondiali della Pizza, e senza nessuna pretesa, ma con tanta volontà, decide di farne parte. Inventa una pizza con salame nostrano, parmigiano reggiano, rucola tritata e scaglie di tartufo bianco. La chiamerà “Peter Pan”, come l’eterno bambino che con le sue piccole ali poteva arrivare ovunque…e così fu!

I giudici ne rimasero entusiasti, sia per la bontà della pasta che della sua cottura, portando Fabio sul podio, o meglio, facendolo diventare il Campione del Mondo per la pizza più buona e meglio cotta.

Preso dall’entusiasmo, decide quindi di tornare al Bistrot, questa volta gestendolo con la moglie. Rimane per altri 2 anni, poi l’idillio matrimoniale finisce, portandosi con sé strascichi che segneranno Fabio sia internamente che economicamente.

Riappacificatosi col padre, decide di aiutarlo nel 2002, anno in cui riprese in gestione il circolo di Canali. Dopo un anno, riprova nuovamente l’avventura al Bistrot, accompagnato questa volta dalla madre, e per 4 anni lo gestisce ottenendo buonissimi risultati.

Nel 2007 decide di partecipare alle “Olimpiadi Mondiali della Pizza” tenutesi a Salsomaggiore Terme (PR). Si presenta in gara con una scultura, realizzata in pasta di sale, raffigurante tutto il vaticano, dedicandola a Giovanni Paolo 2. Raggiunge l’ottavo posto.

Stanco dell’Italia, della routine e dell’aria che respirava, capisce che è il momento di fare ciò che non ha mai fatto per lavoro: andare all’estero. Viene contattato da un gruppo spagnolo, che possiede diversi ristoranti, con la richiesta di insegnare per un mese l’arte della pizza: accetta e si trasferisce a Taragona.

Ma mancava ancora qualcosa, la sua voglia di estero era tanta, era altro: l’America.

Un ristoratore reggiano decide di vendere le sue attività sul territorio e trasferirsi a Los Angeles in California per aprire un grosso ristorante. Tramite amici in comune, Fabio si mette in contatto e dopo poco lo raggiunge. Ben presto però i rapporti tra i 2 si deteriorano, durando appena 20 giorni.

A passeggio per le strade californiane, passa il tempo ad interrogarsi sul da farsi, se tornare in Italia o aspettare ciò che da lì a poco sarebbe arrivato.

L’America è il paese dove tutto è possibile e dove gli squali sanno come muoversi. Si mette in contatto con un altro gestore italiano che vive da più di 20 anni a Los Angeles, il quale fiuta subito le potenzialità che il campione del mondo portava con sé. Nonostante avesse una trattoria e la pizza non era il suo cavallo di battaglia, investì su Fabio, organizzando una serata in suo onore: nessuna mossa fu mai così azzeccata.

Si presentarono più di 200 persone, tra cui Romina Power, e la stella di Fabio tornò in alto a brillare. Diversi imprenditori, ristoratori e albergatori, lasciarono il loro biglietto da visita, per proposte e collaborazioni.

Collabora anche con l’ente culturale “Italiani a Los Angeles”, realizzando un video di pubblicità per bambini.

Dopo soli 3 mesi però il richiamo del figlio è troppo grande e lascia tutto per tornare in Italia.

Ora collabora con noi…e vi auguro di trovare le sue mani d’oro dietro al banco della pizzeria, perché come tutti gli artisti…non ama vivere in modo convenzionale!

Nonostante, nel corso del tempo, sia riuscito sempre ad avere un occhio di riguardo anche al “pianeta carne”, negli ultimi anni in seguito ad un viaggio oltre oceano nella spleenos Aires, si è avvicinato ancor di più alla cultura di questa, cercando di riproporre costantemente tagli di carne saporiti e gustosi.

Cresciuto in una povera famiglia di contadini, ben presto incominciò a distinguersi dalle sue radici, partendo dalla sala: all’età di 15 anni incominciò all’hotel “Materdei” in Val di Fassa facendo il cameriere, spostandosi successivamente in altri 2 hotel a Sirmione del Garda. All’età di 19 anni lavorò presso l’ hotel Des Alpes di Madonna di Campiglio, e dopo il servizio di leva, a 21 anni si fece distinguere al Linta Park hotel di Asiago, entrando come chef de rang in sala e congedandosi come chef di brigata, proponendo anche il servizio flambè in sala, che accese la sua passione tra i fornelli. Rimase qui per 3 anni.

Il 7/1/1971 si sposa e decide di prendere in gestione, con la moglie, il bar Piccadilly a Porta Castello di Reggio Emilia, dove rimarrà per 3 anni. Si trasferisce quindi a Montecchio (RE) e prende in gestione il ristorante “ La schiacchiera ”, dove si occupa sempre della sala; dopo un Capodanno rovinato dalla inesperienza di un cuoco decide di abbandonare il tutto e di cambiare totalmente lavoro: lavorerà per 4 anni come operaio alla Sabart di Bagnolo in Piano (RE).

Nonostante il cambio di prospettive lavorative, continuò sempre a fare servizi extra come cameriere serale, arrivando a lavorare 5 giorni su 7 in fabbrica e 7 giorni su 7 in sala ristorante alla sera. Questo provocò una crisi di nervi che costrinse Renzo a fare 2 mesi di ospedale.

Quando meno te lo aspetti, quando tutte le forze di volontà sembrano averla vinta, ecco che la moglie Dora ricevette una visita di un socio del circolo tennis di Canali di Albinea, in provincia di Reggio Emilia, il quale, avendo sentito parlare bene sia della persona che del lavoratore, offrì la possibilità di gestire il suddetto circolo. La signora Dora riportò immediatamente la proposta al marito, ancora in ospedale, che dapprima non volle saperne, ma sotto l’insistenza della moglie, si lasciò convincere: fu l’inizio di tutto.

Prese quindi in gestione un circolo con immense capacità, ma privo di clientela, privo di quell’esclusività che solo un ristorante privato può creare; la delusione dei soci al riguardo, era celata nell’aria. Partì come cameriere e poi decise di passare in cucina.

Rimase nel circolo per ben 5 anni portandolo, se così vogliamo, alle stelle. Correva l’anno ’84 e nonostante la bontà del suo operato, la routine quotidiana lo convinse a cambiare aria. Si sa, le cose difficili nascondono sempre qualcosa di più affascinante, ecco quindi che comprò il ristorante Lido Po di Boretto, un posto chiuso e in vendita, in una zona trascurata e piena di tossico-dipendenti. Incominciò ripulendo i giardini attorno, facendo modifiche al locale e lavorando molto sull’immagine: le famiglie con i bambini dovevano tornare, senza paura, in quei luoghi. Si trattava di una superficie parecchio ampia, con discoteca e distesa estiva nel periodo caldo. Anche in questa sua nuova avventura è riuscito a rivitalizzare una zona fatiscente, portandola ad un certo splendore.

A fine ’89 decise, ancora una volta di cambiare aria, e si trasferì con tutta la famiglia, moglie e 3 figli, a Bagnolo in Piano, in provincia di Reggio Emilia, comprando un ristorantino in centro. Venne costruito di sana pianta, con arredamento particolare e su misura, e prese il nome di “Bistrot”. Sebbene la capacità posti interna fosse limitata, questa piccola perla di ristorante, rimase per tanti anni il punto di riferimento della comunità bagnolese e non solo.

Sembrava che questa dovesse essere la sua ultima chicca lavorativa, ma una notte di un lontano 1993 qualcosa cambiò.

Una vecchia cascina del ‘700, distante un paio di centinaia di metri dal Bistrot, prese fuoco: dalle sue ceneri fu deciso dall’amministrazione comunale di far nascere un complesso di 3 strutture, una delle quali sarebbe stata un ristorante.

Renzo, ormai cinquantenne, si chiese più e più volte se rischiare o no, e nonostante il parere contrario di moglie e figli, decise che quel ristorante sarebbe stato suo.

Iniziati i lavori, il ristorante venne consegnato nel 1998 con il nome di “Ca’ Rossa” e da allora è ancora sotto un unico proprietario: Renzo Ferrari. Egli rimase a pieno regime fino al 2002, anno in cui, decise di cederlo in gestione per tornare a gestire il circolo tennis di Canali. Per l’ennesima volta, dopo i fasti del passato di tale circolo, Renzo si rese subito conto che doveva sfruttare al massimo le sue abilità per riportarlo in alto, anche come riconoscenza verso quel posto che gli ha dato la possibilità di risorgere da un letto di ospedale. Le quote societarie di parecchi soci del circolo alla sua entrata erano in vendita, in quanto frequentato da pochissima gente: dopo un anno la situazione si ribaltò completamente portando il circolo indietro nel tempo, come se questo non fosse mai passato.

Nel frattempo la gestione della Ca’ Rossa non ottenne i risultati sperati, ecco quindi che Renzo si sentì in dovere di tornare nel suo paese, per provare a rimediare. Vi entrò nuovamente, stavolta accompagnato dal figlio Marco, nel Luglio 2006, apportando modifiche estetiche e culinarie. Da allora è ancora alla guida del timone e nonostante il figlio abbia avuto in seguito esperienze lavorative in ambienti esterni e all’estero, è riuscito col tempo a riportare parecchia gente in quel posto, che attorno al 2000, richiamava clienti da Reggio, Parma e Modena.